Le mascotte

Fabiana

FABIANA
SEGUGIO ITALIANO

 

Nata il ??? da:
???

 

DAL CANILE DI BRINDISI

 

Fabiana è un segugio di centoundici anni. Una delle tante vittime dei cacciatori. Sicuramente non era la Dea della caccia, così il suo bravo padrone l’ha abbandonata, come si fa con una cosa rotta e vecchia che non serve più. Già è un miracolo che non le abbia sparato! È così che fanno i cacciatori, normalmente, lo vediamo tutti i giorni. I segugi sono una razza sfortunatissima! Sfruttati fino all’osso, messi ad affrontare i cinghiali che lottano come selvaggi per salvarsi la vita, arrivano dai veterinari squarciati in un modo orribile! Questa barbarie è consentita. Fabiana è finita in canile e là sarebbe morta. Poi qualcuno le ha scattato una foto: sembrava sorridesse. Quella foto ha cominciato a tormentarmi: che aveva da sorridere quella povera creatura, nonostante la sua miserabile vita, chiusa in quello squallido box? Infatti… “Non era un sorriso, era una colica!” Fabiana è arrivata a me con una sindrome da canile delle più spaventose che io abbia mai visto! Si tratta di un quadro comportamentale causato da carenza di stimoli. Il passaggio da un ambiente poco stimolante come un box a un ambiente ricco di vita come può essere una casa piena di altri cani, di un gatto e altri animali bipedi, è stato scatenante. Fabiana non vuole scendere dal suo divano, se non per i suoi stretti bisogni e per mangiare! Compie sempre gli stessi rassicuranti percorsi, come se fossero tracciati a terra, mettendo in atto una sorta di ritualismo ripetitivo che la rassicura. Esibisce la cosiddetta “postura d’attesa”: resta ferma dietro l’angolo del corridoio, bloccata, guardinga, come se aspettasse da un momento all’altro il sanguinario attacco scatenato dai velociraptor che teniamo nascosti in cucina. Se io non l’accompagno, lei non volta l’angolo. I velociraptor, se ci sono io, non l’attaccheranno. Per il resto, Fabiana è una figura mitologica metà cane e metà divano. Ho adottato una Chimera. E altro che sorriso: piange per ogni minimo pretesto! Entriamo nel salotto: piange; usciamo ciao Fabiana: piange; arrivano i Labrador come la carica degli gnu del Re Leone: lei piange (qui un po’ di ragione ce l’ha! I Labrador adoranti e festanti sono cinque e messi insieme ad adorarla sono un trauma per una come lei! I Labrador la guardano straniti!); accendiamo la TV: piange. Le diciamo Ciao Fabiana bella! Lei piange. Tutti i miei cani hanno soprannomi e nomignoli vari. Iris è l’Esserone, Pepita è The Boss, e così via. Fabiana conosce il suo: Miserere! Ultimamente, però, dopo un anno e mezzo dall’adozione Fabiana ci dà i bacetti! Povera piccola! Con i cani da canile occorre tecnica e pazienza, poi i risultati arrivano.

Mistral


 

Iris

IRIS
MEZZO CORSO

 

Nata il ??? da:
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DA UN CANILE LAGER DELLA PROVINCIA DI LECCE

 

Una volta il suo nome era Olga. Quello non era un tempo felice. Non si sa come ci fosse finita una cagnona così mansueta in un tale braccio della morte. Forse era il frutto di una di quelle migliaia di cucciolate sfortunate, fatte senza criterio, “perché alla cagna fa bene fare almeno una cucciolata”, perché ci si ostina stupidamente a non sterilizzare: “non è naturale”! Sarà naturale tutto questo dolore! Così Olga è stata presa per gioco e poi abbandonata a vagare. Ma un cane di queste dimensioni fa paura e così, catturata, è finita in uno di quei canili privati dove i cani servono solo a far soldi, soldi che i contribuenti spendono per il loro mantenimento e che invece finiscono nelle tasche dei gestori. I cani muoiono nel giro di pochi anni, poco male, avanti un altro! Sono quei canili dove non si promuovono le adozioni, dove ai volontari non è permesso entrare, quei canili che traboccano sbarre arrugginite, cemento imbrattato di escrementi, cibo di pessima qualità buttato a terra. Quei canili che sopravvivono grazie a connivenze politiche, perchè siamo nel paese delle ingiustizie, e che invece dovrebbero essere chiusi immediatamente per come vi si tengono i cani! Olga erà là, prigioniera in un sudicio box, con altre anime innocenti come lei, in un girone dell’Inferno, ad aspettare la morte. Ho visto una sola fotografia rubata da una volontaria, per un’unica occasione, e mi è bastata: ho guardato negli occhi mio marito e gli ho detto: “È mia!”. Così Olga è arrivata a me ed è diventata IRIS. “Dimmi dove, dimmi come, con che cosa ascoltavi la mia vita quando non eri con me…” Iris è arrivata in condizioni drammatiche: pesava 30 kg a fronte dei 40 che sono il suo attuale peso forma, ¼ del suo peso in meno. Un peso da Auschwitz. Iris, tenuta in un canile, non era stata neanche sterilizzata! Era affetta da rogna, piena di croste, pelo a chiazze sanguinolente, aveva contratto la malattia emorragica delle zecche, l’erlichiosi. Non era morta perché possiede il vigore degli’ibridi, ha un fisico resistente e potente lei resisteva, lottava, aspettava. Aspettava me. Quando è arrivata, era impaurita, traumatizzata. Se una persona entrava nella sua stanza, lei si nascondeva sotto al tavolo. Quello era un cane che aveva avuto tante botte! Ma perché? Non le meritava proprio! Le ho fatto fare la quarantena per motivi sanitari e anche perché l’inserimento nel mio branco doveva essere graduale. Il mio è un branco affiatato, lei era un’estranea. Così si deve aver pazienza e occorre tempo. Tempo per farla guarire. Ho dormito con lei, da sola. Ho approfittato della sua fame, una voragine, per conquistare la sua fiducia. Dalle mie mani non arrivavano botte, né carezze, ma cibo. Non l’accarezzavo, perché per lei era uno stress. Poi un po’ alla volta, la curiosità ha preso il sopravvento: cosa c’è oltre questa stanza? Lei andava a trovare i miei Labrador al di qua della rete. Separati ancora, per prudenza. “Ciao, chi sei? Noi siamo Labrador.” “Io sono… Iris!”… “Quanta vita c’è, quanta vita insieme a te, tu che ami e tu che non lo rinfacci mai…”Aveva capito subito il suo nome. Io sono un’educatrice cinofila e ho lavorato sul richiamo e sulla fiducia. Così lei è entrata nel branco e nella nostra famiglia. Ora adore le carezze! È il nostro “Esserone con le tette e con la coda” e lei lo sa. Basta dirglielo e si volta pancia all’aria sul suo adorato divano!

Noi che alleviamo con coscienza, noi che facciamo poche, curatissime cucciolate, una o al massimo due per anno, noi allevatori che amiamo e rispettiamo queste meravigliose creature, dovremmo tutti sentire il richiamo della coscienza e dare l’esempio. Alleviamo cani di razza perché non vada perduto il patrimonio zootecnico che è il frutto di un lavoro di secoli. Noi lo onoriamo. Noi facciamo nascere poche creature che a fine sviluppo corrispondono a peculiari caratteristiche standard morfologiche, sanitarie e caratteriali e questo è un gran lavoro, un grande privilegio! Ma non possiamo ignorare le grida di dolore dei cani abbandonati! Noi, che alleviamo in coscienza, adottiamo trovatelli perché si può e si deve fare!

Mistral


 

MicioGatto

MICIOGATTO
EUROPEO GRIGIO TIGRATO

 

Nato il ??? da:
???

 

 

 

 

Miciogatto faceva parte della colonia di gatti disperati di cui noi ci occupiamo. Si trovano nel nostro giardino e noi li abbiamo ereditati dal vecchio proprietario. Gatti malandati che non facevano altro che riprodurre altri gattini destinati a morire presto. Li abbiamo sterilizzati quasi tutti (una femmina continua a sfuggire!) e li nutriamo. Fra questi, c’era un gatto grigio molto diffidente, che ci osservava da lontano. Veniva a prendere il cibo soltanto quando noi ci eravamo allontanati non si faceva avvicinare. Ci scrutava con i suoi occhi gialli, con l’aria di pensare: “Sembrate tanto buoni, ma non mi fate fesso!” questa storia è andata avanti per mesi. Gli altri gatti si avvicinavano e lui no. Poi un giorno, la sorpresa: gli ho porto un pezzo di pancetta e lui, come fosse Due Calzini, l’ha presa dalla mia mano. Da quel momento è entrato in casa. Per essere precisi, si è appropriato della casa e anche di qualche cane. Noi non volevamo un gatto, abbiamo già i cani e non sono socializzati con i gatti! Ma a questo ha pensato lui: è riuscito a convincerne parecchi che una pacifica convivenza è possibile. Perché Miciogatto? Miciogatto è il prototipo esatto della felinità! Fa tutto quello che un gatto deve fare nel modo più gattesco possibile, compreso il tentativo (spesso molto riuscito) di schiavizzare noi e i cani. Quando l’assistente del veterinario mi ha chiesto il suo nome: “Qui che scriviamo?” Io, con aria compunta ho dettato: “MICIOGATTO. Tutto attaccato!” A Miciogatto non importa un fico secco che siamo allevatori di cani! La nostra è la sua famiglia perché lui ha deciso così. Gli andiamo bene così come siamo e ci ha adottati, poveri noi! All’inizio era molto selvaggio, sempre con gli artigliazzi pronti. L’abbiamo mandato spesso ad alta voce a quel paese e sembra aver recepito il messaggio. Non graffia più. Anzi! È uno dei gatti più socievoli e confidenti abbia mai visto. Ama la compagnia e il contatto, perfino di Fabiana. Fusa. “Ciao Fabiana!” strofinata di muso. Lei piange. Lui invece si piazza con aria soddisfatta sulla pancia di uno di noi e si mette beatamente a ronfare.

Mistral