NASCITE

E’ proprio difficile spiegare che cosa mi spinge a farlo e a rifarlo e che cosa si prova quando si vede una creatura palpitante sorgere alla vita. Paura, ansia per il dolore della femmina che amo che è in travaglio e che io non posso annullare. Allora cosa fare? Tenti almeno di calmarlo quel dolore devastante e come fai? Con l’istinto di femmina: lei ti cerca e tu l’abbracci. Siete due femmine, mamma e figlia, unite da un legame primordiale, che lottano insieme di notte, nella tempesta. E lei lo sa, come lo sai tu: sa che puoi capirla, che puoi accoglierla e ti cerca, ti cinge, viene a sedersi in braccio, spinge, come una larga barca sbattuta dalle onde che arrivano, una dopo l’altra, sempre più potenti, e lei spinge, e spinge, usando il tuo corpo come un’ancora. Ed ecco che qualcosa di biondo si affaccia alla vita! Due zampine minuscole. Si muove! E’ vivo! E atterra su questo pianeta, miracolo di bellezza! E’ una femmina! In un istante è tutto cancellato: dolore e paura spariscono per far posto alla gioia! E lei, la cagna mamma, raccoglie la placenta da terra, rompe il sacco. Io l’aiuto, siamo insieme ad aprire questa bolla, l’involucro trasparente che contiene il dono della vita. Lei non lo sa, ma lo sta facendo bene! La placenta, tenuta alta, favorisce il reflusso di sangue attraverso il cordone che lei comincia a tagliare con i denti, con calma. Non l’ha studiato, lo sa che non c’è fretta, che questo è il modo migliore. E la piccola, tutta bagnata, emette il primo vagito! Ecco la vita che avanza e si fa largo, prepotente come un urlo, come uno stupefacente fiume di lacrime che salgono ai miei occhi e di latte che sgorga già dalle sue mammelle e che lei, la piccola perfetta meraviglia, già sta succhiando!

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